Quante volte avete sentito dire “quella ha più palle di te?” e quante volte magari siete state proprio voi, sì, mi rivolgo alle donne, ad usare questa espressione? Che tu sia un uomo o una donna, è altamente probabile che l’abbia detto senza pensarci.
Bene, anzi no, male! Il punto è proprio questo, bisogna pensare alle parole che usiamo perché queste definiscono la società in cui viviamo.
La nostra cara lingua italiana pullula di espressioni sessiste talmente radicate che spesso si fa fatica a riconoscerle. Così è facile sentire una donna dire ad un’altra “tu sì che hai le palle!” senza riflettere che l’intenzione di fare un complimento, perché l’espressione indica l’avere coraggio, viene eclissata dall’idea che essere coraggiosi sia una prerogativa prettamente maschile.
Quando diciamo ad un bambino “non piangere come una femminuccia” gli stiamo comunicando ben due messaggi sbagliati, il primo è che piangere sia sinonimo di debolezza, mentre invece aiuta ad elaborare le delusioni e superarle; il secondo è che a piangere siano solo le persone deboli, ovvero le femminucce. La situazione si aggrava se si pensa che è generalmente ritenuto accettabile per una bambina essere una maschiaccia, mentre è intollerabile che un bambino si comporti da femminuccia.
Vi sarà certamente capitato di sentir dire “in casa è lei che porta i pantaloni”, espressione che lascia intendere che la donna per natura sia più portata a eseguire che ad amministrare. Oppure “è lui a fare il mammo”, come se l’essere padre non comportasse di per sé le stesse responsabilità che comporta l’essere madre, o ancora “quando torna dal lavoro lui vuole il piatto in tavola” come se l’essere servito fosse un diritto acquisito alla nascita.
Se un uomo aiuta nei lavori domestici, una donna si sente dire: “ma che bravo ti aiuta nei lavori di casa”. Se sta vivendo una giornata storta allora le dicono “ti deve venire il ciclo?”, se è brava a guidare è subito “hey, niente male per essere una donna”. Se parliamo di femministe allora “sono solo donne insoddisfatte e invidiose” e, tra le più gravi e pericolose c’è “Se lui la picchia, ci sarà un motivo, no?”
Quello che diciamo riflette quello che pensiamo, per questo è molto importante fare caso alle parole ed evitare espressioni che nascondono concetti discriminatori, come il sessismo.